Estratto da Dossiermedicina.it
Quante volte vi è capitato di parlare con persone che balbettano?
Immaginate quanto può mettere a disagio chi ascolta e sopratutto chi parla . E’ un problema molto diffuso e coinvolge milioni di persone di tutte le età e professioni. Avreste mai detto che Paolo Bonolis era un balbuziente? Per chi ne soffre risolvere questo Problema significa acquisire fiducia in se stessi,ritornare ad avere voglia di relazionarsi con gli altri ,ma soprattutto decidere di dire quel che si vuole senza aver paura di non riuscire a finire la frase .Ne hanno sofferto anche personaggi Bibblici come Abramo, Attrici come Marilyn Monroe e ancora molti volti noti della nostra televisione .Chi se ne occupa è il Logopedista ma in italia c’è chi abbina a questa specializzazione un metodo davvero unico ed efficace.Stiamo parlando del Dott. Marco Santilli fondatore Del Centro Specialistico per L’Eliminazione della Balbuzie che si occupa di Rieducazione al Linguaggio e di Ricerca Scientifica nel settore della balbuzie. E’ un ex Balbuziente che si è appassionato e che in vent’anni di professione ha saputo risolvere migliaia di casi ,che con solo il metodo Tradizionale, non avevano avuto risultati .Siamo andati a trovarlo durante un suo convegno a Pescara e lo abbiamo intervistato per consigliarlo ai nostri lettori che soffrono di questo problema .
Ha presentato il suo metodo rivoluzionario in numerose trasmissioni televisive da “Uno mattina” a “TG2 SALUTE” e “MEDICINA 33”.Il percorso studiato dal Dr Santilli affonda le sue radici nella sfera emotiva del balbuziente e attraverso una rieducazione Fonica, si torna a parlare bene a tal punto da poter affrontare anche i discorsi in pubblico.
Dr.Santilli, da quanto tempo si occuppa della rieducazione del linguaggio per la cura della balbuzie?
Mi occupo di balbuzie e rieducazione del linguaggio da oltre vent’anni. Il centro specialistico per l’eliminazione della balbuzie che io dirigo e del quale sono responsabile su tutto il territorio nazionale svolge le seguenti attività: organizza corsi intensivi per la cura della balbuzie ( disabilià del parlato) per tutte le età, si occupa di rieducazione nelle disabilità verbali e di ricerca scientifica, finalizzata alla elaborazione di metodologie innovative che oggi garantiscono la soluzione al problema della balbuzie. L’attività del centro è supportata dall’associazione italiana “La nuova parola”che si occupa del reinserimento sociale dopo la terapia fonica.
Che cos’è la balbuzie?
Parto con il fornire una definizione che raccoglie un consenso abbastanza generalizzato: la balbuzie è un disordine del ritmo della parola nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire ma nello stesso non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizione e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà.Già questa definizione ci fa entrare nel cuore del problema: i prolungamenti e le ripetizioni (cioè le disfluenze) del parlato del balbuziente sono radicalmente diverse dalle disfluenze del parlante non balbuziente. Le disfluenze del balbuziente sono infatti diverse in quano incontrollabili (se non rinunciando a palare) ; infatti, quando il balbuziente sa esattamente cosa vuol dire può non essere in grado di dirlo, perché ha perso il controllo sui suoi articolatori: pensiamo al caso, per esempio, del paziente che non riesce a dire il suo nome. Le ultimissime ricerche considerano la balbuzie frutto di fattori organici predisponenti (il 75% dei balbuzienti ha parenti che balbettano) anche se il meccanismo di trasmissione resta sconosciuto, più precisamente una predisposizione organica geneticamente determinata o acquisita in qualsiasi momento dopo il concepimento su cui si innescano fattori funzionali scatenanti, come condizionamenti dovuti inizialmente ad atteggiamenti familiari errati, eventuali traumi e, successivamente influenze ambientali nei rapporti interpersonali. E’ importante ricordare che la balbuzie ricorre con maggiore frequenza quando l’ambiente familiare è ipercorrettivo, iperansioso o anche troppo accondiscendente, questo lo dico per confermare l’importanza del fattore psicologico o educativo nello strutturare il disturbo e nel perpetuarlo nel tempo. Ricordo che la balbuzie, secondo le ultime ricerche mondiali e italiane, si tende a considerarla un processo mendeliano.
Coloro che hanno questo tipo di disturbo, che tipo di comportamento assumono?
Il mio trattamento interviene su questo complesso disturbo del linguaggio da più fronti, favorendo così migliori risultati a lungo termine. L’obiettivo del mio trattamento risiede nel mantenere la fluenza nel tempo.
Il balbuziente ,infatti, non ha solo problemi di disabilità del parlato, ma presenta molte altre difficoltà e caratteristiche comportamentali:
-tende ad evitare anziché affrontare le difficoltà, ha forme di esitamento;
-ha difficoltà nei rapporti interpersonali
-tende ad essere passivo/aggressivo
-ha una bassa autostima;
-non esprime in modo equilibrato e verbalizzato le emozioni;
-può sviluppare fobie, come ad esempio per l’uso del telefono, per chiedere informazioni per strada. Il trattamento deve tenere conto di tutte queste problematiche e quindi no deve essere focalizzato solo nel raggiungimento della fluenza. Il balbuziente ha difficoltà relazionali. Chi balbetta è condizionato dal temuto giudizio altrui e dalla condizione o situazione prestazionale, perché il balbuziente tende a proiettare sull’altro quello che lui stesso pensa di sé. Non riconoscendosi adeguate capacità di relazione, proprio per le continue memorie e valenze negative che rivolge verso se stesso, alle sue precedenti prestazioni verbali, ed al valore simbolico delle sue parole, teme che anche l’altro adatti il suo stesso metro di valutazione.Il balbuziente non sa reagire, non sa contrastare incursioni e subisce. Pur avendo il carattere collerico di solito non reagisce e sposta la sua energia repressa su figure dell’ambito domestico, abituate ad assecondare le sue sterili reazioni e che lo accolgono, comunque. Ad esempio, in un ristorante un balbuziente non obietterà mai per un disservizio.
Sintomatologia della balbuzie
I sintomi somatici tipici sono quelli che caratterizzano:
1) la forma tonica, quando la fase di contrazione si prolunga eccessivamente per cui il paziente ha difficoltà ad iniziare la parola, ripetendo ad esempio “Cc-ccasa”;
2) la forma clonica, quando il soggetto è costretto a involontarie ripetizioni di suoni e sillabe che rendono faticoso l’eloquio, dicendo ad esempio Ca-ca-ca-sa-sa-sa:
3)la forma mista quando sono presenti contemporaneamente le due forme sopra citate.Per sintomatologia si interna si intende una serie di alterazioni del discorso.
Esse sono:
1)prolungamenti;
2)attacco forzato nelle vocali;
3)forzata produzione delle consonanti sia in intensità che in produzione;4) uso di ripetitivi (perifrasie, interiezioni tipo cioè, allora, quindi);5) fissazioni della postura articolare. In particolar modo sulle consonanti esplosive (come la p) o sibilanti (come la s).Altri sintomi possono essere: arresti dell’emissione verbale, ripetizione di fonemi, con una inspirazione brusca e un espirazione rigida e non armonica.Il balbuziente presenta una serie di parole “critiche” delle quali temere e inceppare e che speso evita, fino a sostituire con altre altre parole intere frasi. Le parole più difficili sono quelle con consonanti labiali, dentali e gutturali.
La consapevolezza della balbuzie coinvolge la sfera emotiva del soggetto?
La consapevolezza di balbettare e il suo timore, cioè la memoria negativa produce e mantiene la balbuzie stessa, tenendo il disfluente in una costante situazione di “passività relazionale”.
Il sentimento negatico che accompagna i blocchi e le evitazioni è vissuto come una sconfitta che si lega a vissuti traumatici. Il feedback negativo che riceve dal suo parlato viene dalla sua verbalizzazione, alimenta nel paziente vissuti negativi, abbassando l’autostima.
Il proporsi nella continua ricerca del cambiamento, di ripetute ricadute nella mediazione occasionali di prestazioni d’ansia lo spinge a continue negazioni con gli altri e ad esitamenti verbali e comportamentali e prestazionali . Bisogna sempre tenere presente che nel balbuziente la preoccupazione del nascere del disturbo cambia il controllo del sistema nell’ abilità del parlato,proprio quando occorre parlare, in particolar modo nella prestazione verbale. Il feedback sentimento dell’attesa ansiosa del blocco verbale, lo agita e lo disorganizza.Ogni volta che avverte la possibilità del blocco, il balbuziente cerca inutilmente di dominarlo, giungendo alla fine con un sentimento di forte frustrazione.
Vorrei ricordare infine, un effetto importante della balbuzie che è l’evitamento delle responsabilità come alibi o scuse per non affrontare le situazioni e per delegarle agli altri, anche nell’età adulta.
Il disfluente sa perfettamente su quali parole balbetterà e più si avvicina al pronunciarle e più aumenta l’ansia di non riuscire. Nel caso in cui pur balbettando sia riuscito a dire la parola critica si ottiene un potente rinforzo.Il calo di tensione mantiene tutto il processo.
Quale intervento terapeutico?
L’intervento terapeutico è suddiviso in quattro ambiti: valutazione, trattamento, trasferimento, follow-up.
Si comincia con la valutazione finalizzata alla diagnosi e alla classificazione di gravità, all’identificazione delle condizioni che mantengono o esacerbano il disordine e alla definizione delle misure per cui il balbuziente,ricorre a condotte di esitamento oppure fuga dalle situazioni temute. Inoltre si valuta la presenza di prerequisiti al trattamento quali l’emotività e la sensibilità nel soggetto, la risposta che dà alla tecnica che insegno, dando motivazione e disponibilità al cambiamento, con l’aiuto anche della famiglia.
La seconda fase concerne l’instaurazione dell’effetto terapeutico con attenzione all’adottamento della terapia tecnica adatta al paziente e alla sua personalità. Tra i primi obiettivi vi è la riduzione della frequenza degli episodi di balbuzie e la riduzione della loro gravità.
Poi bisogna ridurre le cosiddette condotte di fuga dalle responsabilità e sottoporlo di conseguenza a diversi cambiamenti di routine. A questo riguardo la mia terapia comprende anche counseling verso le persone che vivono con il balbuziente o che sono per lui significative.
Noi aiutiamo l’allievo a contrastare la sua naturale reticenza ad aumentare la frequenza delle attività sociali e le sue relative occasioni d’ansia da prestazione verbale.
La terza fase è quella definita di trasferimento: al paziente/allievo viene chiesto di trasferire gradualmente il suo comportamento verbale appreso all’interno dell’aula nel mondo scolastico e familiare.La quarta fase è quella del mantenimento o consolidamento previste al termine della terapia.
Ciò consente di contrastare con i propri mezzi la tendenza alla ricaduta. Diamo grande importanza a questa determinante fase perché necessaria l’esposizione sistematica e ripetuta a nuovi compiti motori e linguistici,per un periodo di consolidamento ed in vari ambienti (transfer).A tal proposito, noi programmiamo un efficacissimo periodo post-trattamento di due anni .Il successo della terapia è noto perché l’allievo viene aiutato a conservare nel tempo gli ottimi risultati del trattamento terapeutico.
Quanto tempo è necessario per poter ottenere dei risultati soddisfacenti?
La mia terapia è programmata per un recupero rapido che alza il tasso di motivazione e impegno alla continuità. Bisogna essere consapevoli che il balbuziente possa avere difficoltà nell’acquisizione di nuove abilità. E’ importante quindi l’esposizione sistematica e ripetuta a nuovi compiti linguistici e motori per un certo tempo di mantenimento e in vari ambienti (transfer).In questo modo il recupero è alto, certo e permanente.